Carissimi/e soci e colleghi di tutta la Federazione Bridge,
sono Giuseppe Masala, Presidente dell’associazione sarda ASD Bridge Selargius, e ancora una volta mi trovo costretto a scrivere due righe in merito alla totale inadeguatezza della FIGB nel suo ruolo di rappresentanza di tutte quelle realtà di cui facciamo parte.
L’ultimo protocollo, stilato per il gioco bridge per tutte le associazioni affiliate al CONI, è il colpo di grazia di cui non avevamo bisogno dopo la tragedia del Covid-19, che ha gettato nello sconforto chi, per anni, si è impegnato per creare delle associazioni che rispondessero alle necessità degli appassionati di questo sport.
Di fatto, come Zeus condannò Atlante a reggere il peso del mondo sulle proprie spalle, la FIGB e il CONI ci hanno condannati ad assumerci la responsabilità civile e penale in caso di possibili contagi all’interno delle nostre associazioni. E vorrei sottolineare “responsabilità penale” perché raffigura l’assurda presa di posizione delle istituzioni nei confronti di chi sta cercando di risollevarsi. Abbiamo subito l’ennesimo schiaffo mentre i nostri colleghi della Serie A godono di favori impensabili, come la quarantena soft, mentre dal 25 giugno si potrà organizzare la partita di calcetto con i colleghi. E noi?
Noi siamo il fratellino minore degli sport, quello che indossa i vestiti usati dei più grandi, quello che dorme nello sgabuzzino, l’ultima ruota di un carrozzone che però le tasse le paga. Tutte.
Allora mi chiedo … perché la FIGB, quando deve incassare è sollecita e puntuale mentre quando deve battersi per i nostri diritti se ne lava costantemente le mani?
Ci chiedono, a noi Presidenti, di assumerci le responsabilità penali e civili, le stesse che hanno deciso di levare, giustamente, a ristoratori e commercianti. Siamo associazioni formate da adulti che vengono deresponsabilizzati, mentre noi Presidenti rischiamo una denuncia penale.
Ci chiedono ulteriori spese per adeguarci a folli richieste dopo che ci hanno privato di qualsiasi fonte remunerativa per mesi, condannandoci a chiudere le nostre associazioni realizzate con passione e dedizione e per le quali abbiamo puntualmente pagato tasse e contributi.
Ci chiedono di seguire delle regole che, se non fossimo affiliati al CONI non saremmo costretti a seguire. Perché non dare delle regole generali dettate dal buon senso come hanno fatto in tanti altri sport?
In poche parole, la Federazione ha perso totalmente il suo ruolo di garante e rappresentante di questo sport, non battendosi per ottenere delle disposizioni di legge più ragionevoli. La Federazione deve capire che i presidenti quando aprono le loro associazioni, non lo fanno per eludere furbescamente le leggi, ma lo fanno perché i soci hanno necessità di ritornare alla vita sociale normale.
Già una volta mi sono trovato a dover prendere atto della nostra invisibilità, ma questo è troppo. È un insulto al nostro lavoro e alla nostra passione.
Che la Federazione si faccia un esame di coscienza e si chieda se davvero sta svolgendo il suo ruolo, però io un consiglio lo vorrei dare. Si leggano in Federazione le interviste al Presidente della FIGC Gravina, che si è battuto fino all’ultimo per poter garantire il regolare svolgimento delle serie A, anche attirandosi le critiche di una opinione pubblica contraria ai privilegi del gioco del calcio.
In conclusione, io mi aspetto che si rivedano le regole basandosi sul buon senso e che non creino impedimenti al regolare svolgimento delle attività. Mi aspetto che la Federazione torni ad essere un organo di rappresentanza oltre che di affiliazione e che finalmente interpelli anche noi prima di prendere decisioni di questa portata. Ma soprattutto mi aspetto che si elimini totalmente da questo protocollo qualsiasi responsabilità civile e penale per noi Presidenti, e che finalmente si responsabilizzi l’utente finale di questo gioco, cioè i nostri soci.
Giuseppe Masala